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venerdì 12 febbraio 2010

GEORGE DANDIN 2010 - NOVA MILANESE

Sabato 27 febbraio 2010

GEORGE DANDIN

AUDITORIUM COMUNALE di NOVA MILANESE
(Via Giussani)

Ore 21,00

Dopo la doppia serata della scorsa estate, ritorna l'esilarante spettacolo degli Scotchattori che metteranno in scena il bellissimo testo di Molière all'interno della rassegna teatrale di Nova Milanese (attenzione! Lo spettacolo è stato anticipato sabato 27 febbraio: non mancate!).

Lo spettacolo andrà in scena anche la settimana successiva, sabato 6 marzo, a Giussano; insomma: non avete scuse per perdervelo!


Che cosa succede quando un piccolo borghese, anziano e gretto, ma estremamente ricco, si sposa con una nobile donna molto più giovane di lui?

George Dandin è una commedia in tre atti scritta da Molière nel 1668 (in occasione del “Grande Divertimento Reale” di Versailles) in cui possiamo ritrovare molti elementi tipici della poetica del grande drammaturgo francese: la trama narra le vicende del borghese George Dandin che, sposatosi con Angelica, figlia di nobili, si trova in una situazione bizzarra e paradossale a causa della differenza di censo tra i due; nell’ossessivo meccanismo della farsa, infatti, a Dandin capiterà di tutto: per tutta l’opera cercherà di dimostrare che la moglie sta cedendo alle lusinghe del nobile Clitandro, diventerà suo malgrado confidente di coloro che cospirano contro di lui, osserverà la fedifraga negare la palese evidenza e addirittura assisterà impotente al suo tradimento.

Il tutto senza il minimo risultato: i suoi suoceri, i Signori di Sotenville, nobilotti di provincia attenti soltanto al mantenimento dell’apparenza dell’onorabilità, danno più peso alle parole della figlia aristocratica che alla prova dei fatti che il “misero” Dandin fornisce loro.L’opera, costellata di momenti esilaranti, è un crescendo di umiliazioni per il protagonista che, oltre al danno, deve subire la beffa dettata dalla superiorità attribuita al ceto nobiliare.

Usando situazioni ed elementi tipici della tradizione Molière ci offre un’ulteriore tessera del suo “ciclo delle corna” che rappresenta uno dei punti più alti del percorso teatrale che il drammaturgo francese stava compiendo: partendo dalla farsa e dalla Commedia dell’Arte egli dà vita al moderno teatro borghese, un teatro che sotto l’esagerazione grottesca della farsa e la tipizzazione dei caratteri dell’Improvvisa nasconde una satira tagliente, una riflessione, comica ma “amara”, sulla società contemporanea a Molière, governata dalle convenzioni di una aristocrazia ipocrita e perbenista, in cui il “blasone” è tutto.Un teatro che ridona vita agli altrimenti logori meccanismi scenici della tradizione (le maschere, le corna…) immergendoli nella realtà, donando loro un significato sociale, talvolta addirittura sovversivo, senza perdere nulla della loro originale comicità prorompente. Una comicità che, ancora oggi, permette al pubblico contemporaneo di ridere e, perché no, riflettere.


Lo spettacolo, che si svolge nell’arco di una giornata, si apre con le luci soffuse dell’alba e finisce nella notte, quasi all’inizio di un nuovo giorno: in mezzo a questi due momenti gli attori portano in scena quella che può essere chiamata l’ “esagerazione controllata” tipica di questo teatro; ciascun personaggio infatti è molto simile alle maschere della tradizione: Dandin si muove come Pantalone, il servo Lubin echeggia chiaramente gli Zanni, gli Arlecchini; la boria del Signore di Sotenville è quella di Capitan Fracassa, e anche tutti gli altri personaggi hanno un corrispettivo più o meno diretto coi “tipi” della Commedia dell’Arte: dalla serva Claudine (una “Colombina”) a Clitandro (il tipico “amoroso”).

Ma l’esagerazione che queste maschere presuppongono nella gestualità e nell’interpretazione è, all’interno dell’opera, controllata e, per così dire, pulita: essa non serve a portare sul palcoscenico movimenti confusi e caos ma, al contrario, diventa il punto di forza di una “macchina perfetta” in cui gli attori, in perenne contatto col pubblico (che, come accadeva nell’Improvvisa, viene spesso chiamato in causa), si muovono come ingranaggi di un meccanismo preciso e fulmineo che proprio grazie alla sua esattezza ottiene il suo effetto comico dirompente.

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